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Racconti e avventure dedicati al mondo di Ultima Online Italia Reborn
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La mia storia 13/02/2017 01:17 #1

  • boran911uo
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CAPITOLO 1 - LEI


La conobbi durante una battuta di caccia,nei boschi di Yew .Lei era intenta a raccogliere erbe e radici nel sottobosco.
Io avevo adocchiato un giovane esemplare di cervo, gia stavo pregustando la sua tenera carne cucinata a fuoco lento.
ero appostato tra i cespugli e avevo l'animale sotto tiro, non mi aveva visto, ma lei si.
Scagliò una pietra contro il cervo, facendolo scappare.
La mia cena era sparita, ero furioso con lei
Il nostro incontro non fu pacifico, affatto,siamo quasi arrivati a metterci le mani addosso, ma quando mi resi conto della sua bellezza, restai ipnotizzato.
I suoi occhi.. grandi ed espressivi di un castano acceso,
lunghi capelli color oro irradiati dalla luce del sole e un sorriso che inevitabilmente faceva spuntare fuori anche il mio.
Mi bloccai in quel momento, ero ammaliato da quella splendida donna.
Eravamo in sintonia, e iniziammo a parlare di noi.

- Io non so neanche il tuo nome, come ti chiami?
- Mi chiamo Hamil. quale è il tuo nome?
- Il mio nome è Eleanore

Mi chiese di me, ed io gli raccontai tutto della mia vita, non sono un uomo che si apre facilmente, ma con lei sembrava così naturale.

- Sono nato a Jelhom , mia madre morì dandomi alla luce, e di mio padre non ne conosco neanche il nome.
Sono cresciuto con mia zia,lavorando i campi, leggendo e praticando il combattimento con armi da mischia.Dopo la morte di mia zia ho venduto la casa a Jelhom,
e sono andato a Britain in cerca di fortuna. Li ho conosciuto un uomo che mi ha accolto nella sua città , Ocllo. Mi ha insegnato molto, e gli devo tanto.
Ma ti prego raccontami di te, voglio sapere tutto.


- Io sono nata qui,a Yew,I miei genitori erano dei sarti, mio padre morì quando ero piccola, in seguito ad una rapina da parte di un brigante, e da allora
mia madre si è occupata da sola di me e dei miei due fratelli più piccoli.
Putroppo una terribile malattia me li ha portati via neanche un mese fa.


Sentii , un senso di vuoto e tristezza dentro me, per quella povera ragazza, non meritava quello che le era successo.

- Ma sai,la Dea mi da la forza di andare avanti, so che prima o poi ci sarà un giorno in cui tornerò a ridere.

La sua fede incondizionata mi dava un profondo senso di pace.

- Tu in cosa credi?

Restai stupito da quella domanda, era un problema che non mi ero mai posto.

- Io ..semplicemente non credo, sono dubbioso su qualsiasi Dio, non credo possa esistere un'entità superiore a guidare il nostro cammino.

- Chissà forse la mia presenza potrebbe farti cambiare idea.

- Sarebbe la prova che esistono i miracoli.

- Forse sono proprio io il tuo miracolo.

Durante la nostra conversazione non ci eravamo resi conto , che stavamo camminando mano nella mano, eravamo presi l'uno dall'altra.
Arrivammo davanti una cascata, dove due lembi di terra erano collegati da un piccolo ponte, e li ci fermammo,c'eravamo solo noi due ed il frastuono della cascata.
In quel momento i miei occhi si persero nei suoi .. mi avvicinai a lei .. e le nostre labbra si toccarono.
Ringraziano per il messaggio: Gino

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La mia storia 13/02/2017 01:24 #2

  • boran911uo
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CAPITOLO 2 - NULLA E' PER SEMPRE



Il bacio fu l'inizio di tutto, da li le cose andarono sempre meglio .
Io ed Eleanore avevamo preso una piccola fattoria in riva al fiume a sud di Britain.
Era un pò malconcia e diroccata, ma pian piano l'avremmo messa a nuovo.
La vita era tranquilla, tra l'allevamento di animali,e la terra fertile e generosa.
Avevo costruito un piccolo altare alla Dea dove la mia amata era solita pregare.
Vicino a noi vi erano altre quattro piccole fattorie, ed avevamo uno splendido rapporto con tutti.
E da poco avevamo ricevuto una meravigliosa notizia, aspettavamo un figlio. Ero sicuro sarebbe stata una bambina,
bella come la madre.
Era tutto perfetto.Ero felice. Eravamo felici.

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L'inverno si stava avvicinando ed io ero fuori a fare scorta di legno per riparare il tetto della stalla.
ad un tratto scorsi un fumo nero ergersi dalla fattoria,senza perder tempo mi precipitai verso casa.
La scena che si presentava davanti i miei occhi era agghiacciante.
Appena arrivato vidi la fattoria bruciare ,gli animali uccisi e fatti a pezzi, ma la mia mente era volta ad un solo pensiero.
Eleanore! dove era lei? dove era?! Entrai in casa, preso dal panico, tutto era bruciato ,il calore ed il fumo soffocavano il mio respiro.
Volgendo lo sguardo a quello che era il nostro letto, la vidi.La riconobbi a stento, era rimasto ben poco di lei.
Il suo corpo era stato completamente consumato dalle fiamme. In quel momento il mondo mi era crollato addosso.
Non ebbi neanche il tempo di capire cosa stesse succedendo che sentii alcuni uomini in lontananza venire verso di me,
erano armati fino ai denti,dall'aspetto poco civilizzato e pronti ad altri spargimenti di sangue.

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Presi l'ascia che avevo con me per la legna e mi scagliai contro di loro con furia cieca,
riuscendo ad evitare il primo fendente di spada, rispondendo con un montante d'ascia alle costole del mio avversario.
Subito dopo venni attaccato sul fianco destro, ma riuscii a parare l'attacco, per poi sferrare un colpo diretto al petto,
Finendo il mio avversario piantandogli l'ascia nel cranio.
La mia attenzione si rivolse subito ad un guerriero a cavallo armato di bardica , probabilmente il loro capo.Anche io avevo attirato la sua attenzione.
Urlò : Questo contadino potrebbe tornarci utile! Fatelo prigioniero!
Mi scagliarono contro due dardi perforandomi la gamba e la spalla,caddi a terra, accompagnato da un possente colpo di scudo sul viso.
Ringraziano per il messaggio: Gino

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La mia storia 13/02/2017 01:25 #3

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CAPITOLO 3 - VENDETTA


VENDETTA

Mi risvegliai in mezzo al letame, con degli orchetti che mi punzecchiavano,la puzza mi dava il voltastomaco.
Ero chiuso da una palizzata di bastoni aguzzi, e in lontananza sentivo delle frustate e urla disumane.
Provai a parlare con gli orchetti, ma l'unica risposta fu un calcio diritto in faccia. Ancora stordito mi legarono con delle catene lerce di sangue e brandelli di carne ad un palo, ed iniziarono a frustarmi. Persi di nuovo i sensi.
Venni svegliato da una secchiata d'acqua, Erano 3 barbari, uno di loro era il guerriero che aveva dato il mio ordine di cattura. Senza perdere troppo tempo mi disse che ero loro schiavo, e avrei dovuto combattere nella loro arena, ad ogni vittoria avrei avuto un pasto e la possibilità di vivere un altro giorno, in caso di sconfitta, il mio destino era segnato.
Risposi che ormai non avevo nulla per cui vivere,e che non avrei mai combattuto per il loro divertimento, lui si mise a ridere e mi rispose:
Combatterai , fidati, tu combatterai o la tua sorte sarà peggiore di quella che immagini.E poi non abbatterti, se riuscirai ad uccidere cento uomini, avrai di nuovo la tua libertà.
Gli risposi che non ero interessato e gli sputai in faccia. Lui dopo essersi pulito si mise a ridere e mi colpi forte facendomi perdere di nuovo i sensi.
Quando riaprii gli occhi ero dietro delle sbarre, da cui intravedevo un arena,c'era molto clamore, era una premiazione, un uomo si era ripreso la sua libertà.
Quello che vidi mi fece ricredere sulla proposta del capo dei barbari.
Era sceso lui in persona a premiare il guerriero. Gli aveva consegnato un pugnale interamente in argento, simbolo del suo valore e della sua tenacia, e da allora sarebbe stato libero dall'arena e protetto dai barbari in segno di rispetto.
Sentivo dentro di me bruciare, bruciare per il desiderio di vendetta. Avrei ucciso anche mille uomini, per ricevere quel pugnale e avere la mia occasione di uccidereil signore dei barbari.
Da quel giorno per quasi un anno non feci altro che combattere dentro quell'arena, uccidendo un uomo dietro l'altro, e pregustando il momento in cui avrei affondato la lama nel cuore di quel codardo.
Era il mio ultimo combattimento, il più importante e davanti a me avevo un degno avversario, anche per lui sarebbe stato l'ultimo incontro,io sarei stato la sua centesima vittima, o lui la mia, ero molto teso, era un avversario temibile, armato di lancia e scudo, molto più veloce del mio martello, ma era poco corazzato dovevo giocarmela bene. la folla inneggiava entrambi e l'arena tremava.
Il signore dei barbari diede il via all'incontro. Lui sferro subito un colpo rapido alla mia gamba , ferendomi lievemente,era troppo veloce per me non potevo contrattaccare o altrimenti la punta della sua lancia mi avrebbe trafitto , rendendo vano il cammino fatto fino a quel giorno.
Attaccava incessantemente, senza mai fermarsi, io continuavo ad indietreggiare schivando qualche colpo.
Ormai il suo fiato era quasi esaurito ed era il mio momento,deviai il suo debole affondo e sferrai subito un colpo rapido allo scudo, facendolo barcollare, girandomi su me stesso ne sferrai un altro molto più potente, un colpo devastante, distruggendo il suo scudo e rendendolo inerme.
Con un colpo diretto di maglio allo stomaco lo feci piegare in due e con un pugno diritto al volto lo feci cadere a terra, ormai per lui non c'era più niente fare.
Sferrai il mio ultimo colpo alla testa , spappolandola.
La folla restò ammutolita per qualche secondo, e poco dopo si iniziò e sentire un flebile mormorio che inneggiava alla mia libertà.
Il signore dei barbari placò la folla,e scese con il suo corpo di guardia che come prima cosa mi portò via il martello.
io non ero in me, fremevo dalla voglia di uccidere quel porco,si mise davanti a me, un suo scagnozzo si avvicinò con uno scrigno dove era custodito il pugnale.
Lo prese , si avvicinò a me e mi sussurrò :
Te l'avevo detto che avresti combattuto alla fine .
E si mise a ridere. Mi diede il pugnale, io lo presi e lo guardai bene. Non era affilato, ed era leggermente spuntato, quando lo vidi la prima volta ero ancora stordito,a da quella distanza non avevo colto i dettagli.
Quel pugnale non avrebbe mai perforato la sua armatura, avrei potuto provare a perforare la gorgera che era molto più sottile del busto, lo guardai e gli dissi:
Ho combattuto, ma non per la libertà, solo per la mia vendetta.
Senza esitare affondai il pugnale nel collo del signore dei barbari. Mi guardo esterrefatto , non poteva credere a quello che era successo, nessuno aveva mai osato tanto.
La folla era come congelata da un sortilegio, nessuno si muoveva o osava dire una parola.
Mentre vedevo il possente guerriero davanti a me accasciarsi a terra , ormai prossimo alla morte ,una delle guardie mi colpì dietro la nuca, e mentre cadevo a terra venivo percosso da colpi di randello e calci.

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