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La mia Storia 20/02/2018 03:14 #1

  • boran911uo
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CAPITOLO 1 - LEI


La conobbi durante una battuta di caccia,nei boschi di Yew .Lei era intenta a raccogliere erbe e radici nel sottobosco.
Io avevo adocchiato un giovane esemplare di cervo, gia stavo pregustando la sua tenera carne cucinata a fuoco lento.
ero appostato tra i cespugli e avevo l'animale sotto tiro, non mi aveva visto, ma lei si.
Scagliò una pietra contro il cervo, facendolo scappare.
La mia cena era sparita, ero furioso con lei
Il nostro incontro non fu pacifico, affatto,siamo quasi arrivati a metterci le mani addosso, ma quando mi resi conto della sua bellezza, restai ipnotizzato.
I suoi occhi.. grandi ed espressivi di un castano acceso,
lunghi capelli color oro irradiati dalla luce del sole e un sorriso che inevitabilmente faceva spuntare fuori anche il mio.
Mi bloccai in quel momento, ero ammaliato da quella splendida donna.
Eravamo in sintonia, e iniziammo a parlare di noi.

- Io non so neanche il tuo nome, come ti chiami?
- Mi chiamo Hamil. quale è il tuo nome?
- Il mio nome è Eleanore

Mi chiese di me, ed io gli raccontai tutto della mia vita, non sono un uomo che si apre facilmente, ma con lei sembrava così naturale.

- Sono nato a Jelhom , mia madre morì dandomi alla luce, e di mio padre non ne conosco neanche il nome.
Sono cresciuto con mia zia,lavorando i campi, leggendo e praticando il combattimento con armi da mischia.Dopo la morte di mia zia ho venduto la casa a Jelhom,
e sono andato a Britain in cerca di fortuna. Li ho conosciuto un uomo che mi ha accolto nella sua città , Ocllo. Mi ha insegnato molto, e gli devo tanto.
Ma ti prego raccontami di te, voglio sapere tutto.


- Io sono nata qui,a Yew,I miei genitori erano dei sarti, mio padre morì quando ero piccola, in seguito ad una rapina da parte di un brigante, e da allora
mia madre si è occupata da sola di me e dei miei due fratelli più piccoli.
Putroppo una terribile malattia me li ha portati via neanche un mese fa.


Sentii , un senso di vuoto e tristezza dentro me, per quella povera ragazza, non meritava quello che le era successo.

- Ma sai,la Dea mi da la forza di andare avanti, so che prima o poi ci sarà un giorno in cui tornerò a ridere.

La sua fede incondizionata mi dava un profondo senso di pace.

- Tu in cosa credi?

Restai stupito da quella domanda, era un problema che non mi ero mai posto.

- Io ..semplicemente non credo, sono dubbioso su qualsiasi Dio, non credo possa esistere un'entità superiore a guidare il nostro cammino.

- Chissà forse la mia presenza potrebbe farti cambiare idea.

- Sarebbe la prova che esistono i miracoli.

- Forse sono proprio io il tuo miracolo.

Durante la nostra conversazione non ci eravamo resi conto , che stavamo camminando mano nella mano, eravamo presi l'uno dall'altra.
Arrivammo davanti una cascata, dove due lembi di terra erano collegati da un piccolo ponte, e li ci fermammo,c'eravamo solo noi due ed il frastuono della cascata.
In quel momento i miei occhi si persero nei suoi .. mi avvicinai a lei .. e le nostre labbra si toccarono.

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La mia Storia 20/02/2018 03:15 #2

  • boran911uo
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CAPITOLO 2 - NULLA E' PER SEMPRE



Il bacio fu l'inizio di tutto, da li le cose andarono sempre meglio .
Io ed Eleanore avevamo preso una piccola fattoria in riva al fiume a sud di Britain.
Era un pò malconcia e diroccata, ma pian piano l'avremmo messa a nuovo.
La vita era tranquilla, tra l'allevamento di animali,e la terra fertile e generosa.
Avevo costruito un piccolo altare alla Dea dove la mia amata era solita pregare.
Vicino a noi vi erano altre quattro piccole fattorie, ed avevamo uno splendido rapporto con tutti.
E da poco avevamo ricevuto una meravigliosa notizia, aspettavamo un figlio. Ero sicuro sarebbe stata una bambina,
bella come la madre.
Era tutto perfetto.Ero felice. Eravamo felici.

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L'inverno si stava avvicinando ed io ero fuori a fare scorta di legno per riparare il tetto della stalla.
ad un tratto scorsi un fumo nero ergersi dalla fattoria,senza perder tempo mi precipitai verso casa.
La scena che si presentava davanti i miei occhi era agghiacciante.
Appena arrivato vidi la fattoria bruciare ,gli animali uccisi e fatti a pezzi, ma la mia mente era volta ad un solo pensiero.
Eleanore! dove era lei? dove era?! Entrai in casa, preso dal panico, tutto era bruciato ,il calore ed il fumo soffocavano il mio respiro.
Volgendo lo sguardo a quello che era il nostro letto, la vidi.La riconobbi a stento, era rimasto ben poco di lei.
Il suo corpo era stato completamente consumato dalle fiamme. In quel momento il mondo mi era crollato addosso.
Non ebbi neanche il tempo di capire cosa stesse succedendo che sentii alcuni uomini in lontananza venire verso di me,
erano armati fino ai denti,dall'aspetto poco civilizzato e pronti ad altri spargimenti di sangue.

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Presi l'ascia che avevo con me per la legna e mi scagliai contro di loro con furia cieca,
riuscendo ad evitare il primo fendente di spada, rispondendo con un montante d'ascia alle costole del mio avversario.
Subito dopo venni attaccato sul fianco destro, ma riuscii a parare l'attacco, per poi sferrare un colpo diretto al petto,
Finendo il mio avversario piantandogli l'ascia nel cranio.
La mia attenzione si rivolse subito ad un guerriero a cavallo armato di bardica , probabilmente il loro capo.Anche io avevo attirato la sua attenzione.
Urlò : Questo contadino potrebbe tornarci utile! Fatelo prigioniero!
Mi scagliarono contro due dardi perforandomi la gamba e la spalla,caddi a terra, accompagnato da un possente colpo di scudo sul viso.

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La mia Storia 20/02/2018 03:16 #3

  • boran911uo
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CAPITOLO 3 - VENDETTA



Mi risvegliai in mezzo al letame, con degli orchetti che mi punzecchiavano,la puzza mi dava il voltastomaco.
Ero chiuso da una palizzata di bastoni aguzzi, e in lontananza sentivo delle frustate e urla disumane.
Provai a parlare con gli orchetti, ma l'unica risposta fu un calcio diritto in faccia. Ancora stordito mi legarono con delle catene lerce di sangue e brandelli di carne ad un palo, ed iniziarono a frustarmi. Persi di nuovo i sensi.
Venni svegliato da una secchiata d'acqua, Erano 3 barbari, uno di loro era il guerriero che aveva dato il mio ordine di cattura. Senza perdere troppo tempo mi disse che ero loro schiavo, e avrei dovuto combattere nella loro arena, ad ogni vittoria avrei avuto un pasto e la possibilità di vivere un altro giorno, in caso di sconfitta, il mio destino era segnato.
Risposi che ormai non avevo nulla per cui vivere,e che non avrei mai combattuto per il loro divertimento, lui si mise a ridere e mi rispose:
Combatterai , fidati, tu combatterai o la tua sorte sarà peggiore di quella che immagini.E poi non abbatterti, se riuscirai ad uccidere cento uomini, avrai di nuovo la tua libertà.
Gli risposi che non ero interessato e gli sputai in faccia. Lui dopo essersi pulito si mise a ridere e mi colpi forte facendomi perdere di nuovo i sensi.
Quando riaprii gli occhi ero dietro delle sbarre, da cui intravedevo un arena,c'era molto clamore, era una premiazione, un uomo si era ripreso la sua libertà.
Quello che vidi mi fece ricredere sulla proposta del capo dei barbari.
Era sceso lui in persona a premiare il guerriero. Gli aveva consegnato un pugnale interamente in argento, simbolo del suo valore e della sua tenacia, e da allora sarebbe stato libero dall'arena e protetto dai barbari in segno di rispetto.
Sentivo dentro di me bruciare, bruciare per il desiderio di vendetta. Avrei ucciso anche mille uomini, per ricevere quel pugnale e avere la mia occasione di uccidereil signore dei barbari.
Da quel giorno per quasi un anno non feci altro che combattere dentro quell'arena, uccidendo un uomo dietro l'altro, e pregustando il momento in cui avrei affondato la lama nel cuore di quel codardo.
Era il mio ultimo combattimento, il più importante e davanti a me avevo un degno avversario, anche per lui sarebbe stato l'ultimo incontro,io sarei stato la sua centesima vittima, o lui la mia, ero molto teso, era un avversario temibile, armato di lancia e scudo, molto più veloce del mio martello, ma era poco corazzato dovevo giocarmela bene. la folla inneggiava entrambi e l'arena tremava.
Il signore dei barbari diede il via all'incontro. Lui sferro subito un colpo rapido alla mia gamba , ferendomi lievemente,era troppo veloce per me non potevo contrattaccare o altrimenti la punta della sua lancia mi avrebbe trafitto , rendendo vano il cammino fatto fino a quel giorno.
Attaccava incessantemente, senza mai fermarsi, io continuavo ad indietreggiare schivando qualche colpo.
Ormai il suo fiato era quasi esaurito ed era il mio momento,deviai il suo debole affondo e sferrai subito un colpo rapido allo scudo, facendolo barcollare, girandomi su me stesso ne sferrai un altro molto più potente, un colpo devastante, distruggendo il suo scudo e rendendolo inerme.
Con un colpo diretto di maglio allo stomaco lo feci piegare in due e con un pugno diritto al volto lo feci cadere a terra, ormai per lui non c'era più niente fare.
Sferrai il mio ultimo colpo alla testa , spappolandola.
La folla restò ammutolita per qualche secondo, e poco dopo si iniziò e sentire un flebile mormorio che inneggiava alla mia libertà.
Il signore dei barbari placò la folla,e scese con il suo corpo di guardia che come prima cosa mi portò via il martello.
io non ero in me, fremevo dalla voglia di uccidere quel porco,si mise davanti a me, un suo scagnozzo si avvicinò con uno scrigno dove era custodito il pugnale.
Lo prese , si avvicinò a me e mi sussurrò :
Te l'avevo detto che avresti combattuto alla fine .
E si mise a ridere. Mi diede il pugnale, io lo presi e lo guardai bene. Non era affilato, ed era leggermente spuntato, quando lo vidi la prima volta ero ancora stordito,a da quella distanza non avevo colto i dettagli.
Quel pugnale non avrebbe mai perforato la sua armatura, avrei potuto provare a perforare la gorgera che era molto più sottile del busto, lo guardai e gli dissi:
Ho combattuto, ma non per la libertà, solo per la mia vendetta.
Senza esitare affondai il pugnale nel collo del signore dei barbari. Mi guardo esterrefatto , non poteva credere a quello che era successo, nessuno aveva mai osato tanto.
La folla era come congelata da un sortilegio, nessuno si muoveva o osava dire una parola.
Mentre vedevo il possente guerriero davanti a me accasciarsi a terra , ormai prossimo alla morte ,una delle guardie mi colpì dietro la nuca, e mentre cadevo a terra venivo percosso da colpi di randello e calci.

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La mia Storia 20/02/2018 04:23 #4

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CAPITOLO 4 - UN VECCHIO AMICO




Mi risvegliai di nuovo nella mia cella, legato, come successe neanche un anno prima,davanti a me c'era un ragazzino, che mi fissava con rabbia.
Gli chiesi chi fosse e lui mi rispose:

- Sono figlio ed erede dell'uomo che hai ucciso.
- Ne ho uccisi molti ragazzo, cerca di essere più preciso.
- Il signore dei barbari!
Esclamò con lacrime a gli occhi.
- Avrai una punizione esemplare per il gesto compiuto. Questa sera avverrà la tua esecuzione! Verrai dilaniato da bestie feroci, tra sofferenze indicibili.
Lo guardai con tenerezza e risposi :

- Fa quello che vuoi di me ragazzo. niente e nessuno ti ridarà tuo padre, così come la mia amata. Non ti darò la soddisfazione di sentirmi urlare.

Il ragazzo restò interdetto, e se ne andò via con il viso solcato da lacrime di dolore.

Mentre ero li da solo a pensare, ero quasi sollevato al pensiero della morte, avevo sofferto tanto,e non sarei mai stato quello di prima.
senza contare che dopo aver consumato la mia vendetta, non avevo di nuovo niente per cui vivere.
Erano le mie ultime ore di vita e la mia mente era vuota, non avevo nessun pensiero, attendevo solo la morte ed il vuoto e con quel pensiero mi addormentai.
Un urlo mi svegliò all'improvviso.Non capivo bene cosa stesse succedendo.
Ero ancora intontito dalla stanchezza .Aprii gli occhi ma la mia vista era offuscata, vidi delle fiamme in lontanaza, e corpi bruciacchiati cadere a terra.
Lentamente si avvicinava a me una figura, che stentavo a riconoscere, Vestito di una tunica blu, con un cappello a punta,
il mio sguardo si soffermò subito sul suo volto pallido e cadaverico,strabuzzai gli occhi ,lentamente la vista si faceva più chiara.
Quel volto mi sorrise, era un volto amico, quando si avvicinò abbastanza a me riuscì a riconoscerlo.
Il misterioso uomo lanciò a terra un martello, mi guardò e disse:

- Spero che tu abbia riposato abbastanza , adesso è ora di andarcene.
Lo guardai attentamente, non potevo crederci, era Vourdalak, mio amico di infanzia che non vedevo da anni ormai.
Non riuscii a trattenere un sorriso.

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- non verrò via con te, sono rassegnato alla mia morte,e sinceramente, non mi interessa più vivere in un mondo senza di lei.
- E tu vuoi darla vinta a quei barbari?! tutte le vite che hai preso per raggiungere il tuo obiettivo non avranno avuto alcun valore, la vita stessa della tua amata
non avrà avuto valore se ti arrendi ora.

aveva pienamente ragione, non potevo arrendermi,dovevo andare avanti, se non per me, avrei dovuto farlo per mantenere viva la sua memoria.

Lo guardai, e annuii.

- Tu cosa fai qui? e come fai a sapere tutte queste cose su di me? Sono anni che non ho tue notizie.
- Non abbiamo tempo per le spiegazioni adesso, dobbiamo andare via, presto saranno troppi e non riusciremo a tener testa a tutti quei barbari.

- Io verrei via molto volentieri, ma come vedi sono leggermente " trattenuto" . dissi ,scuotendo le catene che mi tenevano legato.

Vourdalak puntò la mano sulle catene e sussurrò qualcosa. Le catene divennero incandescenti e si squagliarono come burro sul fuoco.

- Bene, se adesso il signorino non ha altre scuse, possiamo anche andare.
- C'è da dire che sei migliorato da quando eravamo ragazzi,eri capace solo a far bruciare il pane.
- Meglio di te che non facevi altro che passare le tue giornate ad ubriacarti alla taverna.

Mi rispose con un espressione di dissenso.

- Ora andiamo via , raccogli quel martello e rubiamo un cavallo per te.
- Come quando eravamo ragazzi.
Replicai in maniera sarcastica.

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La mia Storia 20/02/2018 06:44 #5

  • boran911uo
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CAPITOLO 5 - LA FUGA

Rubato un cavallo dalle stalle dei barbari Vourdalak montò sul suo lama e iniziammo a cavalcare.
Avevamo i barbari alle calcagna ,erano troppi per affrontarli tutti, ma per nostra fortuna erano senza un comandante e di conseguenza allo sbaraglio.
Tra quelle lande desolate imperversava una lotta per la vita, i barbari ci inseguivano ,Vourdalak con grande maestria ne abbattè a decine con la sua magia,
e il mio martello era grondante di sangue, lasciammo dietro di noi una scia di morte e distruzione.
cavalcammo per ora, fino al calar della sera e ormai le nostre cavalcature erano sfiancate , ci fermammo per farle riposare.
Dopo aver accesso un piccolo fuoco, ci sedemmo a parlare, sembrava potessimo tirar fiato.

- Ora spiegami, come facevi a sapere che mi trovavo prigioniero in quel posto? e come sai delle vite che ho preso?

Vourdalak fece un lungo sospiro, mi guardo e disse:

-Ricordi Sir Danger?
-Certo. Mi ha accolto a Ocllo, ed è stato mio mentore. E' grazie a lui che ci siamo conosciuti.

Vourdalak fece di nuovo un lungo sospiro.

- È Morto 2 anni fa.

Mi si gelò il sangue nelle vene. Non lo vedevo da molto tempo, ma la notizia della sua scomparsa mi aveva scosso nel profondo.

- Dopo la sua dipartita ho preso io le redini di Ocllo,e sono diventato un uomo molto potente, ho spie e alleati ovunque.
Ti ricordi di Erbony?
_ Non dirmi che è morto anche lui. Anche se la cosa non mi meraviglierebbe più di tanto a questo punto.

Scoppiammo a ridere.

- No, ci seppellirà tutti. È stato lui a trovarti.Era in viaggio di affari, non so quali di preciso, viaggia molto.Si era fermato ad assistere all'arena dei barbari, e li ti ha visto
porre fine all'esistenza del Signore dei barbari.Sapeva che non avresti avuto vita lunga, un gesto come il tuo in una società incivile come la loro, è punibile in un solo modo, quindi è
tornato in fretta ad Ocllo ad avvertirmi. infatti è su una barca approdata alle coste al di là di questo ponte, che ci porterà al Porto di Ocllo.


Scossi la testa.

- Se non fosse stato per voi due a quest'ora sarei già morto.
- Ci devi una pinta sappilo.
- Appena saremo ad Ocllo avrai tutta la birra che riuscirai a bere, ma prima dobbiamo arrivarci. Forse e ora di ripartire, i cavalli si sono riposati abbastanza. È ancora molta la strada da percorrere?
- Non molta.

Mentre eravamo pronti a rimetterci in cammino sentimmo dei fruscii venire dall'ambiente circostante.
Ci avevano teso un imboscata. Eravamo accerchiati. Non c'era nessuna via di fuga, eravamo in balia di quegli uomini sanguinari.
Salimmo velocemente a cavallo ,spalla a spalla, pronti per la nostra , forse ultima, battaglia.

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I barbari si scagliarono contro di noi con un inaudita violenza. Riuscimmo a schivare qualche colpo e ad abbatterne alcuni, ma erano ancora troppi troppi, soverchiati ,sembrava non ci fosse più speranza.
Con la coda dell'occhio vidi un ascia pronta ad abbattersi sul collo di Vourdalak. Sembrava fosse finita. Ma dal nulla arrivò una freccia, che trapassò da parte a parte il cranio dell'aggressore.
Scrutai nella direzione dalla quale era arrivata la freccia. Erbony! Con lui al nostro fianco riuscimmo ad avere la meglio contro l'orda e scacciare via i pochi sopravvissuti.

- Sono arrivato giusto in tempo! Siete in ritardo! Mi avete lasciato da solo sulla barca senza nulla da mangiare e io ho fame.

Eravamo increduli di fronte alla sua affermazione.
Corsi da lui e lo abbracciai.

- Grazie amico mio, ci hai salvati, senza di te questa sarebbe stata la nostra tomba.
- Nella mia faretra c'è una freccia per ognuno dei nostri nemici.
Sorrise.
Finalmente arrivammo all'imbarcazione, sembrava che quel giorno non volesse finire, appena salpati io mi addormentai e continuai a dormire per tutto il viaggio.

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