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Il Ricatto 30 Nov 2015 16:54 #1

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Yew, Sacra Basilica di Idior

"Corri Thomas! Vai ad avvisare il Concilio e porta loro questa lettera. Io cercherò di trattenerli il più possibile." il soldato in armatura completa diede una pacca al cavallo sul quale si trovavano contemporaneamente tutte le speranze di un padre e del Culto di Idior.

"Padre, no!" il giovane Tommy provò a governare il cavallo ma la nobile bestia non rispose ai suoi comandi.

Il rumore degli zoccoli del destriero sul terreno battuto della strada che dalla basilica conduceva al centro abitato di Yew di sovrapponeva al tetro ritmo dei tamburi orcheschi ed ai singhiozzi del ragazzo, componendo una terribile sinfonia di morte.
Il giovane, ormai orfano, doveva assolutamente consegnare la missiva insanguinata o ben presto quel luogo di pace si sarebbe perso per sempre.


Skara Brae, Tempio di Idior e abbazia dei Monaci

"Ora avvicinati, figliolo, e prega con me dinnanzi ai tuoi fratelli per i crimini di cui ti sei macchiato." il sacerdote fece un sorriso di incoraggiamento e tese la mano verso l'elfo dei boschi che stava seduto in prima fila col capo chino. L'elfo incrociò per un istante il suo sguardo e timidamente si alzò per avvicinarsi all'altare.
"Molto bene," proseguì il sacerdote, "ora dimmi, hai quindi compiuto delitti che vuoi confessare al nostro Dio poiché possa concederti il Suo perdono?"
L'elfo pensò un secondo ed innocentemente scosse il capo. "L'unico sangue a macchiare le mie mani è quello degli infedeli, Padre Alucard, uccisi per difendere Idior e la Sua Chiesa."

Il sacerdote posò la mano sulla spalla del fedele e si rivolse a lui ed ai suoi compagni presenti alla funzione, mentre dal fondo della navata Ezra ascoltava con attenzione, "Figli miei, non sono qui a mettere in dubbio il vostro valore e il grande sforzo che tutti voi, compreso chi non è ora presente, state facendo in difesa della nostra Sacra Chiesa -io per primo, debbo a voi la mia vita, salvata in più occasioni-..." Alucard fece una piccola pausa per riprender fiato e potè vedere l'assenso scaturito dalle sue parole.

"Eppure, non ricordate forse ciò che Idior ci ha insegnato? La sacralità della vita. Egli ha donato la vita a tutto ciò che vedete creando questo bel mondo e nella sua fede ci ricorda quanto sia nostro dovere avere per essa il massimo rispetto.", un'altro sguardo alla navata gli fece notare la perplessità dei presenti. L'orco Barakiel stava alzandosi per dire qualcosa, evidentemente contrariato dalle parole del sacerdote, ma quest'ultimo gli fece subito segno di placarsi e continuò, "Badate bene, figlioli, sono tempi bui. La Chiesa di Idior ne è a conoscenza ed in cuor mio sono convinto che anche il nostro Buon Pastore ne sia a parte e pianga per le Sue creature mentre assiste alle nostre pene. Io non vi chiedo di gettare le armi e di non continuare con la vostra Santa opera di difesa, ma per la salvezza della vostra anima immortale vi invito a fare ciò che state facendo consapevolmente. Oggi siamo qui a chiedere perdono al nostro Padre Celeste perché per difendere il Suo creato, siamo stati costretti a compiere azioni terribili. Ma sono proprio questa nostra consapevolezza ed il successivo pentimento che ci innalzano, che ci portano più vicini a Lui ed allo stesso tempo ci contraddistinguono dai nostri fratelli caduti, assetati di sangue ed accecati dalle tentazioni e dalle false promesse di un Dio Oscuro."
L'orco si risedette sgraziatamente pensieroso mentre il sacerdote tornò di fronte all'elfo dinnanzi all'altare.

"Dunque, dopo questa digressione, ci sono forse dei delitti dai quali vorresti alleggerire la tua anima?"

"Quattro, padre." disse il penitente, "Cinque infedeli ci hanno assaliti pochi giorni fa fuori dalle nostre mura. Io ed i miei uomini ne abbiamo uccisi quattro, mentre l'ultimo è fuggito, ferito."

Alucard chinò il capo e pronunciò parole di preghiera assieme all'elfo. Pochi istanti dopo si schiarì la voce ed estrasse dal borsello quattro fialette contenenti acqua benedetta. Pronunciando ancora parole di benedizione ne stappò una e la sollevò in alto.

"Figliolo, io ti concedo il perdono di Idior e della Sua Chiesa. Possa questa acqua benedetta lavare il sangue che macchia la tua anima." e così facendo versò il contenuto della fiala sul capo chino del penitente.

Mentre stava affidando a Ezra le fiale appena usate, la porta si spalancò ed un ragazzo dal viso familiare entrò di soprassalto nel tempio.

"Padre Alucard!" disse con un filo di voce e sollevando una pergamena, per poi finire stremato al suolo.
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Il Ricatto 01 Dec 2015 17:00 #2

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Skara Brae, Tempio di Idior e abbazia dei Monaci


Dal diario di Alucard, Sacerdote di Idior e Priore dell'Ordine dei Monaci di Skara Brae

Leggevo e rileggevo inorridito quelle poche parole sulla sudicia pergamena mentre il buon Ezra e alcuni bravi figlioli si prendevano cura del ragazzo svenuto, bisbigliando e chiedendosi cosa dovesse comunicare.
"C. Vesper è sotto assedio, la Duchessa chiede aiuto. L." purtroppo quanto scritto era inequivocabile, avrei dovuto intervenire.

Uno dei presenti, un mago, sbirciò il messaggio e subito tranquillizzò la piccola folla che non era un nostro problema, sapevamo dell'assedio a Vesper ma non era certo nell'interesse del culto intervenire per porvi fine.

Cercai di riprendere velocemente il filo dei miei pensieri e feci cenno a tutti di ascoltare.
"Figlioli, debbo partire subito. Questo messaggio arriva dalla Basilica silvana di Yew, direttamente dalla beneamata Lucine." una breve pausa, alcuni si guardavano come interdetti, così decisi di spiegare velocemente "Questo messaggio è scritto in codice, al fine di non aggravare ulteriormente la situazione qualora fosse stato intercettato dai nostri nemici. Come sancito durante l'ultimo incontro del Concilio, in comunicazioni di emergenza come questa, Vesper è in realtà Yew e la Duchessa è la povera Lucine. Invero il povero ragazzo che giace privo di sensi è il giovane Thomas Horns, figlio del capitano Horns della pattuglia silvana di Yew. Ora perdonatemi, ma il tempo scorre senza pietà alcuna e debbo intervenire in soccorso del santuario."

E così dicendo mi avviai velocemente verso l'uscita del tempio di Skara Brae. Feci in modo di avvicinare Ezra per ragguagliarlo, "Trova una stanza per il ragazzo nel monastero e fa in modo che il guaritore cittadino in persona si prenda cura di lui personalmente, mi raccomando, non accettare che mandi quel ciarlatano del suo apprendista!", il vecchio monaco fece un cenno di assenso col capo, quindi continuai, "Invia testé dispacci a Padre Mikael, all'Abate Friar Tuck, ai miei fratelli e a Sire Frecciatore. Riferisci quanto hai appena udito e apponi la mia firma col sigillo del Priore di Skara Brae, che tutti sappiano."
"Certamente, padre Alucard." rispose il custode, "Ma fate attenzione..."

Feci un cenno di benedizione verso l'uomo ed uscii dal monastero. Sentivo un gran vociare alle mie spalle. Forse qualcuno mi chiamava, ma non me ne resi conto. O forse non volevo sentire. Il mio cavallo attendeva legato fuori dal tempio, sciolsi le redini e montai in sella per cavalcare verso il centro cittadino, alla tesoreria.

Passarono pochi istanti e mi ritrovai davanti al robusto edificio proprio all'ingresso della città di Skara Brae. Scesi da cavallo ed entrai lasciando aperto il portone. Un giovanotto mi fece un sorriso appena varcai la soglia, io dal canto mio ricambiai, credo...
"Ragazzo, devo assolutamente vedere il mio forziere." dissi cercando di non sembrare troppo maleducato, "E' una questione della massima urgenza." aggiunsi.

Il garzone scattò sulla sedia e corse ad aprire la porticina rinforzata che conduceva alla camera blindata.
"Ecco, Padre Alucard, seguitemi." disse.

Seguii il ragazzo ed entrati nella stanza andò ad aprire un grosso forziere in legno e ottone poco lontano dalla porta. Poi si girò verso e di me e mi fece cenno di avvicinarmi. Ringraziai il giovane e presi un vecchio elmo in ferro nero, una gran quantità di bendaggi e ampolle e una piccola pietra con una incisione rilucente. Poi chiusi il baule e ringraziando ancora corsi fuori dall'edificio.

Indossai l'elmo e ripresi la piccola pietra, una runa incantata. Sospirai gravemente.
"Pare non vi sia altra scelta..." dissi a bassa voce. Avrei dovuto aprire un portale incantato per raggiungere all'istante la Basilica assediata. Quando anni addietro, maledizione a me, studiai le arti oscure a Midian -la cittadella dei morti- imparai quali terribili minacce si annidino nel piano demoniaco che si attraversa qualora si richiami una runa. Demoni e diavoli sono pronti a tendere i loro artigli insanguinati per corrompere chiunque abusi di questo mezzo. C'è chi sostiene che in questo frangente gli incantesimi degli adepti di Idior siano più sicuri, ma mi sono sempre chiesto quanto valesse la pena rischiare.

Ad ogni modo mi feci forza e pronunciai le parole di potere, un braccio alzato e l'altro teso con la runa, "Viam Patefacio"
La runa incantata iniziò a risplendere di una forte luce rossastra, poi in mezzo alla strada si aprì un portale di pura energia crepitante della stessa sfumatura che aveva appena assunto la piccola pietra.

Senza indugiare oltre montai quindi a cavallo e feci per entrare nel portale quando un forte clangore e rumore di zoccoli alle mie spalle mi fermò.

"Aspettate, padre Alucard!" riconobbi subito la voce e vidi un manipolo di una decina di persone in armatura, vesti incantate e armate fino ai denti, buona parte di coloro che erano presenti alla cerimonia mi venivano ora addietro.

"Veniamo con voi, padre." disse la buona Lola e gli altri annuirono col capo.

"Tutti voi?" chiesi con sommo stupore.

"Tutti noi, mentre altri ci raggiungeranno! Salveremo il santuario." grugnì l'orco Barakiel.

"Allora andiamo! Che Idior possa guidarvi tutti e salvarvi da ogni pericolo." e così dicendo entrai nel vortice di energia. Per la prima volta dopo anni non ebbi paura alcuna di qualunque cosa potesse manifestarsi in esso o al di là. La mia forza era rinvigorita dalla profonda fede di quel gruppo di anime buone.
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Il Ricatto 03 Dec 2015 11:58 #3

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Segue la canzone di un paggio cantata alla taverna di Britannia

Ora vi narrerò le gesta dei grandi eroi che, sprezzanti di ogni periglio, accorsero a frotte per rispondere all'appello dell'angelica Lucine e liberare il Santo Tempio di Yew dalle empie forze che lo tenevano sotto assedio.

I nostri campioni, grandi combattenti delle gloriose città di Nujel'm, Dregoth e Cove, seguirono il monaco Alucard al tempio immerso nel verde della foresta. Ah, che spettacolo orrendo si parò dinnanzi i loro occhi! Centinaia di creature, della peggior feccia goblin, capeggiata da possenti orchi, spuntava in ogni dove arrimpicandosi sulle solide pareti, spaccando porte e finestre e addirittura cercando di distruggere i sacri simboli del Divo Idior. Bastò quella visione nefanda a far sì che il gruppo di valorosi si gettasse nella mischia, spiccando le teste dei goblin come si fa con gli ortaggi maturi, e abbattendo senza difficoltà alcuna i capitani orcheschi ormai isolati.

In preda al giusto furore della battaglia, e preoccupato per le sorti della dolce ragazza e di tutti gli apprendisti che potevano trovarsi nel tempio, il monaco, sceso il cavallo, corse a spalancare le porte incantate per scoprire inorridito che le malvagie creature dovevano aver trovato un qualche altro modo per entrare e profanare l'edificio.
"Venite, prodi guerrieri!" chiamò senza esitare ed essi risposero, portando la giusta epurazione all'interno delle mura.
Era uno scontro impari e ci volle poco perchè l'edificio fosse liberato. Giunsero quindi all'ultima porta, dove Lucine soleva svolgere i suoi incarichi e lì la trovarono.

"Orsù fermatevi, stupidi umani!" gridò d'improvviso un orco nefando, "Ora fate ciò che chiedo o ne faccio uno spiedo!"
Videro così i molti presenti che una spada puntava alla di lei schiena. In pena per la ragazza, Alucard chiese quali fossero queste richieste e l'orco senza esitare puntò con lo sguardo un'orrenda pergamena scritta con bella grafia.

Tamburi lontani eran di pessimo auspicio, altri goblin, altri orchi, sarebbero presto arrivati.

"Ebbene lo faremo, ma ricorda che per le gemme, la ragazza ed il tempio dovrai liberare!" sospirò il monaco con un filo di voce mentre prendeva la pergamena e gli altri annuirono.

Inizia così questa strana avventura. Dieci gemme incantate da oscuri sacerdoti e una pietra del Caos erano il fio da pagare, se la bella Lucine volean liberare.
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Il Ricatto 03 Dec 2015 16:04 #4

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Segue la missiva di Padre Alucard ai suoi fratelli per informarli degli ultimi tragici eventi


Miei cari fratelli,

Vi scrivo per ragguiagliarvi sui fatti che seguirono la richiesta di riscatto del generale degli orchi e goblin per la liberazione del Santuario di Yew, dei suoi più giovani apprendisti e della beneamata Lucine.

Le richieste erano scritte in modo minuzioso e in bella grafia su di una vecchia pergamena, chiedendo il recupero di undici artefatti incantati, per la precisione dieci gioielli incantati da oscuri sacerdoti e la leggendaria Gemma del Chaos. Dei primi posso dirvi, con relativa certezza, che si tratti di gemme (solitamente un antico gioiello della loro famiglia) che gli incantatori corrotti dalle false promesse di potere demoniaco dapprima trafugano e poi incantano tessendo attorno ad esse una fitta tela di potenti incantesimi e maledizioni. Questi gioielli così divengono fonte stessa del loro potere e pongono le basi per l'accoglimento dell'anima ormai a brandelli del proprietario, è a quel punto che si definiscono "filatteri".
Della Gemma del Chaos invece so dirvi troppo poco. Se ne può leggere qua e là negli infiniti scritti della storia dei miti di Sosaria, ma non viene mai descritta con precisione, tanto meno sono descritte le sue capacità. L'unica cosa che si può evincere con assoluta certezza da quei tomi di antico sapere, è che quando questa riappare eventi nefandi si susseguono.

Ad ogni modo, un fatto di per sé piuttosto inquietante è il seguente: la pergamena riportava indizi molto utili su come recuperare quanto sopracitato, sia le gemme incantate che la pietra leggendaria! Decisi quindi di non fidarmi di nulla di quanto sarebbe avvenuto in seguito e di prestare la massima attenzione perché i valorosi guerrieri che hanno deciso di accompagnarmi ne potessero uscire incolumi. A quel momento infatti avevo una folta scorta di possenti guerrieri, agili arcieri, incantatori di grande fama e persino un domatore di dragoni, accorsi in aiuto dalle città di Nujel'm, Dregoth e Cove.

La nostra cerca e il primo indizio ci condussero all'intricato labirinto di guglie che si spande all'esterno dell'infestata rete di caverne di Wind, luogo particolarmente sacro per il culto di Idior. Decidemmo di iniziare proprio dalla ricerca di ciò che pareva più arduo da recuperare, forse per essere sicuri che se la richiesta fosse stata posta anche ad altri, avremmo avuto più possibilità di salvare la cara Lucine ed il tempio avendo già tra le mani qualcosa che supponevamo essere unico.
Trovare lo Stregone del Chaos, portatore della famigerata gemma fu più facile di quanto pensassimo. Ovviamente però, non era per nulla solo. Un seguito di ombre corrotte e infedeli dagli occhi vitrei lo accompagnava in una estatica parata infernale. Iniziò così una violenta battaglia. Più e più volte assaltammo gli adoratori del falso profeta del Caos e grazie a molte azioni eroiche, riuscimmo a lasciarlo solo, con le spalle al muro (letteralmente dato che al battaglia avvenne proprio sul fianco della grande montagna).
Il ripido acciaio gli straziava la carne putrefatta, potenti incantesimi volavano feroci infuocando l'aria ed evocando il fulmine di Idior, assieme ad una mortale pioggia di frecce. Eppure esso continuava a combattere ignorando i danni subiti.
Provvidenziale fu l'arrivo delle truppe Skarensi, di ritorno dalla conquista di Rebel, uniti a loro potemmo finalmente abbattere l'immonda creatura e frugando tra i suoi averi recuperammo la gemma maledetta.

Era giunto dunque il momento di recuperare la seconda parte di quanto richiesto: le gemme incantate dai sacerdoti oscuri. Anche in questo caso la pergamena affidataci ci suggerì dove cominciare a cercare facendo chiari riferimenti ad una città circondata da cave e miniere. Ci dirigemmo quindi nel grande e anticamente fiero regno di Minoc, decisi a scovare qualsiasi sacerdote oscuro per costringerlo, con le buone o con le cattive a darci quanto stavamo cercando.
Dopo una rapida perlustrazione delle vie cittadine fummo richiamati nella parte più a nord, verso il palazzo reale ed il tempio, ovviamente. Qui si stava celebrando una sorta di oscuro rituale e non fu difficile riconoscere tra questi individui incappucciati, chi poteva essere un incantatore oscuro e quindi fare al caso nostro. La battaglia ebbe quindi inizio con un assalto al tempio ed una serie di schermaglie con quelli che si rivelarono nemici ostici. Tuttavia, le forze delle armate di Idior erano notevolmente superiori e guidati dal giusto furore instillatoci dal nostro buon Dio per la purezza della nostra causa, uno dopo l'altro i sacerdoti oscuri caddero ai nostri piedi e potei quindi recuperare i gioielli maledetti.

Come se quanto sopra descritto non fosse già una pena sufficiente, ricevemmo vari attacchi da parte dei sudditi di Trinsic, la caduta. Comunque, anche se in buon numero e guidati dai loro sacerdoti corrotti, nulla poterono fare per contrastarci e fermare la nostra missione di fede. Uno dopo l'altro i nostri antichi amici caddero al suolo, inermi e così li lasciammo, liberi di tornare dietro le loro alte mura di arenaria a leccarsi ancora una volta le ferite.

Raccolto tutto il necessario ci dirigemmo ancora una volta a Yew per richiedere il rispetto dei termini del riscatto e la liberazione del tempio e degli ostaggi. Le orde di orchi e goblin ci lasciarono passare quasi indisturbati per raggiungere il loro capo-guerra nel cuore del santuario. Lo scambio avvenne senza brutte sorprese, sia gloria a Idior, e una volta recuperato quanto desiderava l'enorme orco lasciò la ragazza e fuggi usando un bastone della fuga.

Perquisendo il tempio per la sua messa in sicurezza trovammo una porta, vicino alla grande biblioteca chiusa da una specie di lucchetto orchesco. Fu facile rompere il meccanismo e una volta aperta la porta apparvero una serie di strane aberrazioni di pura malvagità (molto simili a quelle che affrontai anni addietro poco prima di unirmi a voi, miei fratelli, in qualità di sacerdote) a difesa di una coppia di bauli. Fortunatamente i cari figlioli che mi accompagnarono in tutta questa strana avventura erano ancora vicini e mi aiutarono ad abbattere le immonde bestie e recuperare quindi il contenuto delle casse, un piccolo tesoro equamente spartito tra i presenti (la mia parte della ricompensa la lasciai al tempio per sostenere le spese di riparazione da quell'assedio).

Per concludere sono dunque a dirvi che, nonostante le diverse città di appartenenza, tutti questi figlioli hanno fatto la loro parte -mettendo a rischio la loro stessa incolumità- per salvare la nostra amata Chiesa. E badate bene che non parlo del semplice edificio, le creazioni dell'uomo sono tutte destinate alla distruzione ed allo stesso modo possono essere ricostruite, ma parlo dell'aver combattuto per il semplice ideale di giustizia, bontà e fratellanza.

Infine una piccola riflessione: la pergamena che descriveva le richieste dell'orco aveva l'aria di essere troppo sofisticata e curata, sia nei materiali che nella grafia, e sicuramente non era opera né di quel gigante orchesco né di qualsiasi sciamano possa avere tra le sue fila. Temo quindi che il peggio debba ancora giungere.

Detto ciò vi mando i miei più cari saluti e pregherò affinché il nostro buon Idior possa sempre guidarvi nel vostro cammino.

In fede,


Alucard
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